INVESTIRE IN AFRICA
SAN POLO - "Investire in Africa non è colonialismo economico ma un modo per stabilizzare ed arricchire il continente, è la declinazione vincente dello slogan logoro “aiutiamoli a casa loro”. Lo ha affermato Paolo Sannella, già ambasciatore d’Italia in diverse nazioni africane e , profondo conoscitore ed attore di politica internazionale, nell’ incontro di approfondimento sul tema dell’Africa che si è tenuto domenica nella sala consiliare a San Polo.

Al Convegno, organizzato dal Circolo Arci Pontenovo, con il patrocinio dei Comuni di San Polo e Quattro Castella, hanno partecipato anche  il prof. Franco Prodi, climatologo ed esperto di fisica dell’atmosfera e Eugenio D’Ecclesiis cooperante membro dell’Ong  Solidarietà e Cooperazione senza Frontiere di Bologna. Il sindaco Franco Palù ha posto l’accento sull’importanza del continente africano nello scacchiere mondiale e sul peso che il cambiamento climatico può imprimere ai flussi migratori. Paolo Sannella, molto chiaro e privo di qualsiasi retorica pietista, ha puntato su un cambio di prospettiva sostanziale: pensare l’Africa non come problema da affrontare ma come opportunità da cogliere. “Il continente africano avrà nei prossimi decenni un’esplosione demografica che lo porterà a superare i due miliardi di abitanti – ha detto Sannella - questo non a causa dell’aumento della fertilità ma dell’abbassamento della mortalità infantile ottenuto anche grazie al meritorio intervento delle nazioni cooperanti che però si sono colpevolmente disinteressate al futuro dei nuovi nati non accompagnandoli con politiche di sostegno alle madri e con la formazione culturale e professionale”.

L’impatto dell’incremento demografico si riverbererà in tutte le aree limitrofe, il modo in cui questo accadrà dipende in grande misura dalle politiche che noi come Europa,  Usa e nazioni asiatiche saremo in grado di mettere in atto”.
 L’Italia, contrariamente a quanto si pensa nella vulgata comune, è il primo investitore privato in Africa mentre il primo investitore pubblico rimane di gran lunga la Cina. Molti imprenditori privati italiani hanno scoperto che l’Africa (un miliardo e 200 milioni di abitanti ) può contare su  600 milioni di africani che a breve si potranno annoverare nella classe media, e sono un’opportunità da non perdere. Il continente africano corre con tassi di crescita del Pil al 6% annuo.

L’ambasciatore non ha nascosto i problemi endemici del continente, la corruzione, le differenze tribali ed ultimamente i problemi climatici che in parte sono responsabili di guerre, instabilità e flussi migratori. A riguardo il prof. Franco Prodi ha trattato come esempio “il problema del prosciugamento costante del lago Ciad che per ragioni di incremento demografico e carenza di precipitazioni ha visto ridursi la sua capacità d’acqua del 90% in pochi anni. Uno staff  internazionale di scienziati climatologi ed ingegneri incontratisi in Italia ha prodotto un progetto risolutivo dello stato del lago che purtroppo non è stato possibile realizzare per colpa della presenza dei famigerati gruppi terroristi islamici di Boko Haram che imperversano nell’area ed impediscono qualsiasi intervento di operatori internazioni”.

 Eugenio D’Ecclesiis ha parlato diffusamente dell’intervento di realizzazione di una diga per centrale idroelettrica nella regione di Iringa in Tanzania. La centrale sarà in grado di portare energia e sviluppo a 50.000 abitanti dell’area. L’intervento realizzato dai volontari dell’Ong vede in prima fila, da tanti anni, i coniugi sampolesi Marco Valdassalici ed Anna Alberti di ritorno, in questi giorni,  dalla Tanzania dopo 6 mesi di missione.



Nella foto: la cooperante sampolese Anna Alberti al lavoro in Tanzania


12/11/2018

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Paolo Ruini
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