UNIZIP E LE NUOVE FRONTIERE
MODENA: AZIENDE IN CRESCITA: UNIZIP, azienda leader nella realizzazione di CHIUSURE LAMPO vara un ambizioso progetto di ulteriore sviluppo verso l'internazionalizzazione, digitalizzazione, attenzione per l’ambiente i principi di riferimento. Al via anche “UNIZIP incontra l’arte”, un progetto innovativo sviluppato in collaborazione con l’artista fotografo modenese GIANCARLO FABBI. Tra i clienti di UNIZIP brillano i nomi di Armani, del Gruppo Max Mara, Alexander Wang, Balenciaga, Herno, Alexander McQueen, Dior, Oakley, Pangaia. Un piano di crescita di medio-lungo periodo che punta all’espansione sui mercati internazionali, alla digitalizzazione, alla sostenibilità, al welfare aziendale, che si intreccia in modo inconsueto e originale con il mondo dell’arte grazie al progetto “UNIZIP incontra l’arte”.
A presentarlo, questa mattina, durante un incontro con la stampa, è stata l’imprenditrice SIMONETTA PASINI, CEO di UNIZIP, azienda modenese di primissimo piano nel campo dell’ideazione e produzione di chiusure lampo, le zip. Al suo fianco Jacopo Gozzi, responsabile acquisti e ricerca e rappresentante della quarta generazione della famiglia che ha dato origine all’impresa, e Giancarlo Fabbi, artista fotografo modenese, che sta realizzando una serie di scatti molto particolari dedicati alle nuove collezioni dell’azienda modenese.   Si tratta di un articolato piano che parte dal rafforzamento della posizione sui mercati internazionali, mantenendo fede alla storia dell’azienda, che ai grandi numeri ha sempre preferito l’originalità, la creatività e lo stile esclusivo italiano. Qualità che hanno permesso a UNIZIP di conquistare la fiducia di molti brand dell’alta moda di fama mondiale e di ottenere due brevetti di design per la particolarità estetica e funzionale di alcune loro creazioni. Tra i prestigiosi clienti di UNIZIP brillano i nomi di Armani, del Gruppo Max Mara, Bottega Veneta, Alexander Wang, Balenciaga, Herno, Alexander McQueen, Dior, Oakley, Pangaia.
Un investimento importante è previsto nel campo della digitalizzazione. “Ci pensavamo da tempo, ma il lockdown ci ha spinto ad accelerare questo percorso. Ci siamo accorti che molte riunioni potevano essere organizzate in remoto senza penalizzare in alcun modo il risultato e, soprattutto, senza incidere sulla condivisione delle informazioni con i nostri partner. Di fatto andremo a creare uno show room virtuale in cui le persone potranno entrare ogni volta che ce lo chiederanno” spiega Simonetta Pasini.



Tutto questo senza rinunciare alla partecipazione alle fiere più importanti che restano appuntamenti fondamentali per chi opera nel settore della moda. Non a caso tra luglio e settembre Simonetta Pasini e i suoi collaboratori si sottoporranno ad un vero tour de force che li vedrà esporre le nuove collezioni della stagione autunno-inverno 2023/2024 a Parigi, Milano, New York e Monaco di Baviera. Dal 5 al 6

luglio saranno nella capitale transalpina a PV Première Vision, la settimana dopo alla 35° edizione di Milano Unica, manifestazione di riferimento per la filiera del tessile e dell’accessorio. Si prosegue poi a New York dove, dal 19 al 20 luglio, si terrà l’edizione americana di PV Première Vision. Chiude il ciclo Munich Fabric Start, in calendario nella capitale bavarese dal trenta agosto al primo settembre.



Parte del riconoscimento del ruolo di primo piano di UNIZIP arriva anche grazie alla crescente e convinta attenzione per scelte produttive che puntano a ridurre il più possibile l’impatto sull’ambiente. L’impresa si propone come valore fondante lo sviluppo sostenibile dei propri prodotti e ha scelto da tempo di adottare le linee guida definite dai programmi Detox e Zero Discharge of Hazardous Chemicals (ZDHC), monitorando quotidianamente i propri processi produttivi al fine di garantire una sempre maggior attenzione alla tutela delle persone e al rispetto dell’ambiente.

UNIZIP ha una solida storia alle spalle in cui, come spessissimo accade nelle piccole e medie aziende italiane, il ruolo della famiglia è fondamentale. Simonetta Pasini ne rappresenta infatti la terza generazione. Nel dopoguerra iniziò il nonno Mario che, prima di aprire un suo negozio nel centro di Modena, frequentava con il suo carretto i mercati della zona, proponendo materiale per i sarti. Fu il padre di Simonetta, Gianni, a far fare il primo salto di qualità all’azienda, grazie soprattutto all’acquisizione di diverse rappresentanze, tra cui anche quella di storiche aziende produttrici di chiusure lampo. In quel periodo nacque la passione di Simonetta Pasini per le zip e la voglia di creare qualcosa di suo e di unico, da qui il nome UNIZIP. L’Azienda, fondata nel 1995, oggi totalmente di proprietà di Simonetta, fattura oltre tre milioni di euro. Il 40% arriva dall’estero con una prevalenza di Germania, Francia, Portogallo e Inghilterra. Determinante è l’apporto di un gruppo di giovani collaboratori, undici in tutto, otto donne e tre uomini. “A loro devo moltissimo: se oggi l’azienda è così dinamica e in costante crescita è perché posso contare su persone che operano con professionalità e passione e che anche durante il difficilissimo periodo del lockdown, sono sempre state al mio fianco. Anche per questo cerco di restituire, almeno in parte, ai collaboratori qualcosa in più, soprattutto per favorire, a partire dalle donne, un giusto equilibrio tra vita privata e attività professionale. Da madre di due figli e imprenditrice so quanto è importante” sottolinea Simonetta Pasini.



“UNIZIP incontra l’arte”, un progetto innovativo sviluppato in collaborazione con l’artista fotografo modenese Giancarlo Fabbi.



Durante l’incontro di questa mattina è stato presentato anche l’originale progetto “UNIZIP incontra l’arte”, in cui l’arte si fonde con lo stile, la creatività artigianale e il design che contraddistinguono UNIZIP. A spiegare le caratteristiche dell’iniziativa è stato l’artista fotografo modenese Giancarlo Fabbi che rappresenta l’anima creativa dell’idea che si svilupperà nell’arco dei prossimi mesi e che è iniziata qualche settimana fa in occasione della mostra d’arte contemporanea “Arte in Provenza” promossa da Patty’s Art Gallery che ha ospitato le opere – quadri, fotografie, statue e installazioni - di 29 eclettici artisti. “Il progetto è partito quasi in modo casuale, io sono uno degli artisti che, invitato dalla gallerista, ha esposto alcune proprie opere a Marsiglia. In quella occasione videro alcune foto di zip che mi erano state commissionate da UNIZIP per i loro nuovi cataloghi. Piacquero così tanto che venne deciso di inserire nella prima e nella quarta pagina di copertina proprio due di quegli scatti che fissano l’immagine di due chiusure lampo dell’azienda modenese. Un’apertura e una chiusura dal chiaro valore simbolico del catalogo che racchiude come uno scrigno opere preziose” spiega Giancarlo Fabbi.   “L’operazione ci è piaciuta così tanto che abbiamo deciso di sostenere la mostra e di regalare ai nostri clienti il volume nella convinzione che anche nelle nostre zip ci sia la stessa passione e lo stesso amore che, attraverso le loro opere, trasmettono gli autori coinvolti nella mostra. Questo connubio tra arte e moda proseguirà anche per il futuro e già alle prossime quattro fiere alle quali parteciperemo uno dei tratti grafici ed estetici che caratterizzeranno i nostri spazi sarà indentificato dagli scatti artistici di Giancarlo Fabbi” ha concluso Simonetta Pasini.



Giancarlo Fabbi

Collezionista da oltre trentacinque anni, esperto d’arte, promotore di esposizioni di carattere internazionale, Giancarlo Fabbi è prima di tutto un raffinato fotografo. Vive e lavora tra Modena e Parigi, città diverse, da cui raccoglie varie influenze. Uno sguardo, il suo, che si ferma curiosamente sul quotidiano lasciando trasparire nell’immagine, la sua visione del mondo. Tra le righe dei suoi scatti leggiamo una storia non esplicitata, ma che ci penetra attraverso assenze-presenze, luoghi in cui il racconto non ha bisogno di essere definito. Istanti in cui il pensiero si posa sulla consuetudine, ma che immortalano emozioni, catturando attraverso il “non detto” frammenti di una realtà tangibile. Ogni immagine è un tassello della realtà che fa parte del grande mosaico della vita, in una visione estetica in cui il valore maggiore è accennato e non dichiarato. Il suo lavoro racconta con rigida coerenza, attraverso la scelta delle inquadrature, i tagli di luce, i vuoti voluti o gli spazi dimenticati, un percorso di immagini che per Fabbi è la fotografia e va di pari passo con il concetto più ampio di come coglie la realtà. Un tragitto che da trentacinque anni rimane fedele all’analogico, poiché il momento in cui per lui avviene lo scatto è già fotografia, prediligendo il bianco e nero, e la stampa su carta fotografica da negativo. Il suo curriculum vanta esposizioni importanti tra Parigi, Arles, Venezia, Bologna, Milano, Torino, Innsbruck, Lugano, Montecarlo.

(Barbara Vincenzi)





La zip, un piccolo gioiello della meccanica di precisione.



La zip che utilizziamo ogni giorno per chiudere borse, giubbotti e pantaloni è un concentrato di storia e tecnologia con pochi eguali tra gli oggetti di uso quotidiano. «Ci è voluto meno tempo a inventare e perfezionare l’aereo o il computer», spiega Robert Friedel, storico dell’università del Maryland e autore di un intero saggio dedicato alla cerniera lampo. Come ha fatto questo piccolo prodigio della meccanica di precisione a imporsi nel mercato delle "chiusure" soppiantando rapidamente i molto più economici lacci e bottoni? La primissima versione della zip risale al 1851. Fu brevettata da Elias Howe, lo stesso che inventò la macchina per cucire, e fu tutt’altro che un successo: si apriva nei momenti meno opportuni, era difficile da usare, costosa da produrre e si rompeva facilmente. L’idea fu ripresa 44 anni dopo da Whitcomb Judson: molto più complicata della cerniera di oggi, venne proposta all’Esposizione Universale di Chicago del 1893 come alternativa alle stringhe per le scarpe. L’evoluzione definitiva arrivò solo nel 1917, quando Gideon Sundback ebbe l’idea di aumentare i denti da 1 ogni 6,4 mm a 1 ogni 2,5 mm e di introdurre una rientranza che ne facilitasse l’aggancio e lo sgancio. Sundback, grazie a due finanziatori privati, progettò e costruì anche la macchina per la realizzazione delle sue zip. Ma la chiusura lampo era destinata a essere impiegata solo su borse e scarpe ancora per due decenni, fino a quando, negli anni ‘30, il giornale Esquire la sdoganò come idea destinata a rivoluzionare i pantaloni e, di conseguenza, tutta la moda maschile.


A metà degli anni ‘50 la zip venne ulteriormente perfezionata dall’esercito americano, che la utilizzò per sigillare le borse destinate al trasporto dei materiali sensibili all’umidità. E nel 1958 venne impiegata anche dalla Nasa per realizzare le prime tute pressurizzate per astronauti. Nel tempo l’evoluzione della lampo non si è mai arrestata. Nuovi materiali e nuove tecnologie l’hanno reinventata più volte: ci sono quelle magnetiche, che possono essere allacciate con una sola mano, o quelle nascoste all’interno dei vestiti e che consentono di cambiarne la forma e il disegno. L’unica certezza è che oggi è impossibile immaginare il mondo della moda senza le zip.











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28/06/2022

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Paolo Ruini
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