DON CARLO TERENZIANI UNA FIGURA DA NON DIMENTICARE
SCANDIANO - Riceviamo due comunicati sulla figura di Don Carlo Terenziani e sul fatto che la sua memoria non sia stata particolarmente messa in luce. "Proprio in occasione dell’80° anniversario della sua scomparsa chiediamo di ricordare anche chi è stato ingiustamente sacrificato nei giorni della Liberazione. Chi era Don Carlo Terenziani e quanto bene abbia fatto alla comunità locale possono testimoniarlo gli archivi parrocchiali e curiale della nostra provincia, oltre ad innumerevoli testimonianze locali.

Don Carlo fu barbaramente assassinato dai partigiani comunisti a guerra finita il 29 Aprile del 1945 come riportato dal libro “La chiesa reggiana tra fascismo e comunismo” della Prof.ssa Rossana Maseroli e ripreso dal saggio di Giampaolo Pansa “Il sangue dei vinti" che riporta anche la dichiarazione di Romano Prodi che usciva da messa con la sorella proprio quella terribile mattina del delitto, oltre alle ricerche del caro Prof. Marco Pirina che per anni insieme all'Avvocato Luca Tadolini sono stati presenti presso il cimitero di San Ruffino per ricordare il sacrificio del sacerdote di Cà de Caroli.

Da decenni si omettono i meriti di un Sacerdote che erse chiesa, asilo e cimitero a Cà de Caroli oltre all’opera instancabile che per tutta la sua breve vita lo vide servire i suoi fedeli. L’ateismo e la menzogna storica che buona parte della stessa sinistra   ha per tanto tempo professato, dovrebbero dare spazio, dopo settantanove anni alla decenza e al decoro di un riconoscimento ed una ferma condanna di quel terribile episodio.

Facciamo pertanto appello ai consiglieri comunali cattolici affinché con noi si impegnino in futuro a ricordare la memoria di questo operoso sacerdote ucciso barbaramente dai partigiani comunisti.



Giuseppe Pagliani Consigliere Provinciale Forza Italia



Il 29 aprile si celebra l’80esimo del barbaro assassinio di don Carlo Terenziani e, molto probabilmente, come è avvenuto per gli anni scorsi, nessuna Commemorazione verrà organizzata dall’Amministrazione comunale di Scandiano.

Don Terenziani nasce a Villa Ospizio di Reggio Emilia il 22 agosto 1899 e diventa parroco di Ventoso – Scandiano (RE) nel 1931, successivamente economo spirituale anche di San Ruffino. Molto apprezzato dalla comunità per le diverse opere effettuate: la costruzione della chiesa a Cà de’ Caroli, del nuovo cimitero, dell’asilo parrocchiale, del doposcuola e dell’oratorio.

La sua biografia, scritta da don Dino Torreggiani, che ha avuto modo di conoscerlo personalmente nella sua vita interiore e nella sua attività pastorale, cita episodi – tra l’assistenza e la pastoralità – che gli avevano suscitato inimicizie tra alcuni suoi parrocchiani. Avvisato che si cerca di ucciderlo, rimane al suo posto, sicuro della sua innocenza. Fallito un secondo tentativo di catturarlo, il Vescovo lo prega di nascondersi presso di lui in vescovado.

Da qui esce soltanto il 29 aprile 1945 per recarsi alla solenne celebrazione mariana nella Chiesa della Madonna della Ghiara, in Corso Garibaldi. Ma è qui, sui gradini della Basilica, che un commando partigiano comunista lo sorprende e, fatto salire su un’autovettura, lo porta verso Ventoso per ucciderlo. Poi fu trascinato in un’osteria, dileggiato dagli stessi partigiani, gli venne versato vino rosso in testa. Quella sera stessa lo misero contro il muro della chiesa di San Ruffino e i presenti fecero a gara per fare parte del plotone d’esecuzione. E con modalità così atroci che sono esse stesse la negazione di ogni ragione di giustizia.

In seguito il Vescovo di Reggio Emilia, Beniamino Socche, definì “figli di Caino” i braccianti della morte che operavano sul territorio reggiano e si scagliò contro quei giustizieri criminali”.

Anche Romano Prodi (all’epoca aveva 6 anni) in uno dei saggi di Giampaolo Pansa, parla del tragico evento come testimone oculare, quel giorno era a messa accompagnato dalla sorella.

Nel cimitero di San Ruffino sulla lapide vi è la seguente scritta: “Terenziani Don Carlo prevosto di Ventoso tragicamente scomparso il 29 aprile 1945 all’età di anni 45”. Anziché: “barbaramente ucciso dai partigiani comunisti”.

                                                      Cav. Ivaldo Casali




30/04/2025

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Paolo Ruini
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