UN REFERENDUM CONTRO IL GREEN PASS
PROVINCIA REGGIANA - Il Gruppo “Scuola Libertà e Costituzione” ha inviato un comunicato stampa dove   raccoglie le testimonianze   del professor Francesco Benozzo uno dei promotori del referendum sul no Green. Ecco il comunicato:"In un momento fortemente critico per i diritti dei lavoratori e la Costituzione italiana, abbiamo intervistato uno dei promotori del “Referendum No Green Pass”, Francesco Benozzo, modenese, professore di Filologia romanza all’Università di Bologna, coordinatore del Dottorato di ricerca in Studi Letterari e Culturali, responsabile di diversi centri di ricerca internazionali di linguistica e antropologia, musicista e poeta stabilmente candidato dal 2015 al Premio Nobel per la Letteratura.



Lei è uno dei tre promotori del Referendum contro il Green pass?



Sì, insieme a Luca Marini, professore di Diritto internazionale alla Sapienza di Roma, e all’avvocato Olga Milanese del foro di Salerno.



Perché siete contrari a questi provvedimenti? Li considerate sanitari o strettamente politici?



Di sanitario non c’è proprio niente, come dimostrano diversi aspetti. Gliene cito alcuni, ma potremmo andare aventi per pagine: il green pass si estende ben oltre la scadenza dell’efficacia del cosiddetto vaccino, i vaccinati contaminano in percentuale tanto quanto i non vaccinati, un tampone negativo non serve per essere accettati al luogo di lavoro a meno che non entri in un green pass provvisorio, se si va al pronto soccorso vaccinati e con green pass viene comunque eseguito un tampone, etc. etc.

Siamo contrari perché si tratta di uno strumento che crea sanzioni (fino alla sospensione dal lavoro) in assenza di illecito, e anzi mentre un cittadino applica con responsabilità una scelta di cura garantita dalla stessa legge che invece lo punisce.



Com’è nata e da chi l’idea di un Referendum?



Sono attivo da oltre un anno e mezzo con una critica serrata contro la gestione della cosiddetta pandemia. Ho pubblicato anche tre libri negli ultimi 15 mesi, l’ultimo dei quali (Covid. Prove tecniche di totalitarismo, Edizioni La Vela, Lucca), in collaborazione con Luca Marini. Marini ha aderito all’idea di organizzare un referendum di cui l’avvocato Olga Milanese gli aveva parlato qualche settimana fa e me ne ha parlato a sua volta. Da lì ci siamo rimboccati le maniche. Senza appoggi di tipo politico o partitico (io sono anarchico, non ho mai votato in vita mia, nemmeno a un referendum!), senza alcun finanziamento, senza praticamente niente. Eppure siamo in poco tempo riusciti a organizzare un sito dove votare anche online, una comunicazione che è partita dai social ma è arrivata anche ai programmi mainstream, e punti di raccolta firme sparsi in tutta Italia.



Perché tanta fretta per proporlo? Qual è la tempistica e quante firme devono essere raccolte?



Ci sono scadenze incrociate derivanti dalla normativa sui referendum e dalla fine dalla legislatura: un referendum poteva essere proposto adesso, con raccolta di 500.000 firme entro il 30 settembre (ma contiamo su una proroga di un mese, come è accaduto per altri referendum quest’anno): nessun altro referendum potrà essere proposto fino al 2024.



Per lei è l’unica arma, l’unico tentativo per tornare a uno ‘stato di diritto’, oppure è l’ultima arma, l’ultima carta dopo una serie di altre armi, altri tentativi?



Per me l’arma più potente resta la dissidenza individuale, la disobbedienza civile. Io stesso ho scelto questa via all’Università, andando a lezione senza green pass ed essendo dunque in procinto di essere sospeso, per non accettare quello che mi appare un subdolo ricatto. Il referendum è un’arma importante, specialmente come segno di un dissenso, come testimonianza storica di una protesta civile. Questo risultato è già evidente adesso, al di là delle firme che verranno raccolte. La nostra lotta prosegue comunque parallelamente con azioni giudiziarie, queste ultime promosse innanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo ed eventualmente alla Corte penale internazionale.



Se dovessero esserci pronunce che riconoscono la legittimità del Green pass a cosa servirebbe il referendum? E se dovessero disconoscere la legittimità del Green pass avrebbe ancora senso un Referendum?



In entrambi i casi il referendum avrà avuto un senso. Nel primo perché resterebbe a quel punto l’ultima arma a disposizione dei cittadini, nel secondo perché diventerebbe la prova che abbiamo lottato in una direzione riconosciuta anche dalla magistratura o dalle corti internazionali.



C'è chi pensa che il risultato del Referendum potrebbe portare al rischio di una recrudescenza del governo nei confronti dei movimenti che si oppongono al Green pass, arrivando ad un obbligo di legge sul Green pass



Sono tutte critiche senza fondamento, temo costruite ad arte da dissuasori seriali, per una serie di motivi che non è il caso di affrontare qui. Il governo va avanti per la su strada al di là del referendum, stupisce che molti non se ne accorgano. Non sarà certo il referendum a potenziare l’azione del governo. Questa è una colossale scemenza, a cui abbiamo riposto in modo analitico e articolato sul sito stesso del referendum.



Come mai secondo lei un personaggio come Roberto Burioni su Twitter ha invitato tutti a firmare dando per scontato che la maggioranza sia favorevole al Green pass? C’è davvero questa certezza?



Perché pensa che chi non la pensa come lui appartenga alla categoria dei “sorci”, come ha scritto precedentemente. E il suo disprezzo per noi sorci lo porta altezzosamente a pensare di averla vinta lui in ogni caso. Penso invece che, come recita una filastrocca irlandese, “cambierà il vento, i topi brinderanno / e il re con i suoi servi andrà in malanno”.



Quale potrebbe essere l'impatto del referendum sul tema della par condicio della comunicazione? Non teme comunque il rischio di manipolazioni mediatiche anche per quanto riguarda l’informazione?



Sono stato ospite qualche giorno fa di una trasmissione condotta da Paolo Del Debbio su Rete 4. Ho toccato in prima persona il potere della censura. Ho parlato per 7 minuti e hanno mandato in onda un solo minuto, tagliando le parti salienti del mio ragionamento, oltre alle domande che avevo rivolto con fermezza a una pop star dei virologi da salotto come Fabrizio Pregliasco. Ma direi che di questo episodio, come di decine di altri, se ne sono accorti tutti, e che in generale questi atteggiamenti persecutori, faziosi, censuranti, sono ormai detestati da molti e risultano sospetti anche tra gli spettatori lobotomizzati.



Per chi volesse aderire alla raccolta firme, come può fare?



Sul sito www.referendumnogreenpass.it ci sono sia le indicazioni per votare online che le sedi in cui ci si può recare fisicamente a firmare.
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18/10/2021

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Paolo Ruini
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