UN PENSIERO SUL XXV APRILE
CASALGRANDE - Marco Cassinadri Presidente del Consiglio Comunale di Casalgrande ha inviato la seguente testimonianza sulla Festa della Liberazione:
"XXV Aprile: una data che la maggior parte di noi non ha vissuto in prima persona. Perciò giova ricordare. Le forze alleate presenti in Italia assommavano a circa 1.300.000 uomini: le loro perdite furono pari a circa 313.000. Le truppe tedesche invece ammontavano a circa 1.000.000 di uomini con circa 330.000 perdite.
Credo che, nel ricordo degli eventi che caratterizzarono la nascita della nostra repubblica, vada posta l’attenzione all’accordo che a Salerno nel settembre del 1943, sotto la direzione degli Alleati, spinse i sei partiti antifascisti (Partito Comunista, Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale, Partito Socialista di Unità Proletaria e Partito Democratico del Lavoro) ad entrare in un governo che avesse l’autorevolezza e la responsabilità di uno Stato ormai screditato dal fascismo, rendendolo autorevole per onorarne i futuri impegni internazionali. Accordi che fecero sì che ovunque, partigiane e partigiani delle Brigate Garibaldi, di Giustizia e Libertà, dei monarchici, brigate ebraiche, delle Fiamme Verdi o anche di reparti dell’esercito regolare, aiutassero gli Alleati nella guerra di Liberazione.
E’ giusto ricordare che fu quindi guerra di Liberazione in quanto nacque da un accordo fra partiti diversi uniti per fondare una nuova visione politica e una nuova Italia, quella di oggi libera, democratica e antifascista.
E nulla, ma proprio nulla, ha maggior valore della libertà. “La libertà personale, scrive Vincenzo Linarello, è una delle inalienabili condizioni della dignità umana e si concilia con l’esigenza del bene comune in quanto esso deve garantire a tutti la possibilità di raggiungere la piena espressione della propria dignità”.

Sono numerosissimi coloro che purtroppo sacrificano la propria vita e la propria gioventù in nome di questa libertà nata dal sangue di migliaia di eroi sconosciuti.

Ricordiamo le partigiane ed i partigiani, coloro che in modi diversi e non sempre solo con le armi, hanno combattuto fino all'ultimo respiro: a loro dobbiamo quei diritti che oggi ci paiono banali, ma che sono la base essenziale del nostro essere cittadini.



Anche a Reggio i morti furono dunque numerosi. Basta leggere la lapide posta all’ingresso della Sala del Tricolore che ci ricorda le medaglie d’oro della Provincia di Reggio Emilia per trovarvi i nomi di partigiani, carabinieri, militari che credettero in un’Italia diversa.



Nel monumento che sarà omaggiato a Casalgrande ci sono nomi e foto di



Gozzi Guerrino

Mazzacani Stefano

Abbati Fausto

Franceschini Adelmo

Giubbolini Angelo

Pellati Carlo

Bettuzzi Bartolomeo

Ruini Primo



Bettuzzi e Ruini ad esempio persero la vita durante la Guerra di Liberazione 1944-1945 in qualità di partigiani.

Bettuzzi, con il nome di battaglia Spitfer, operò nel modenese e arrivò a comandare circa 200 combattenti. Nel gennaio del 1945, dopo essere stato arrestato, venne fucilato a Maranello.



Ruini invece faceva parte della Brigata Matteotti e, inquadrato nella Compagnia Carabinieri Partigiani, operante nel Massiccio del Grappa, venne arrestato e fucilato durante l'Operazione Piave, considerata l'azione tedesca più sanguinaria contro la resistenza.





Altri gli esempi a volte dimenticati.

Nella sola Guerra di Liberazione, ad esempio i caduti dell'Arma dei Carabinieri ammontano a oltre 2.700 (alcuni anche alle Fosse Ardeatine a Roma), 6.500 furono i feriti ed oltre 5.000 i deportati.



Reggio Emilia fu ad esempio liberata dai partigiani della 284° Brigata Fiamme Verdi “Italo” e della 26° Brigata Garibaldi “Bagnoli”.

Casalgrande lo fu dalle truppe alleate di nazionalità brasiliana.



Voglio infine ricordare, con un pensiero di profonda gratitudine, gli oltre 600.000 militari deportati nei lager e campi di lavoro nazisti per aver rifiutato di alzare un'arma contro i propri fratelli nel rifiutarsi di aderire alla Repubblica Sociale. Fra di loro, ben 186 erano di Casalgrande (fonte Istoreco).



Ognuno di noi deve molto a questi eroi misconosciuti.

E come oggi poterli ringraziare? con una corona, un inno, una preghiera?

Non è sufficiente.




Per esserne degni è nostro dovere operare affinché il nostro Paese rimanga libero, come quello che ci hanno consegnato.



Lo so, mi direte che non ci sono divise naziste all'orizzonte da combattere con coraggio.

Ci sono altri invasori, certamente più subdoli e di sicuro non in divisa.

Tra questi ci sono anche quei mafiosi che inquinano le nostre terre, le nostre acque, sfruttano il nostro lavoro, si infiltrano nelle nostre aziende.

Rubano in un modo diverso e più subdolo, la nostra libertà.



E' anche da questi nuovi “invasori” che oggi dobbiamo difenderci in nome della riconoscenza che dobbiamo a chi ci ha consegnato una Patria libera, democratica e antifascista.





26/04/2024

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Paolo Ruini
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