L'AMORE E' UNA COSA MERAVIGLIOSA
CASTELLI DEL DUCATO - Storie d'Amore in Castello: in Italia alla scoperta di luoghi romantici e grandi emozioni nel mese degli Innamorati. A San Valentino amori da leggere, spunti di viaggio mettere in agenda tutto l'anno per una visita alla scoperta del circuito Castelli del Ducato di Parma, Piacenza, Guastalla e Pontremoli
Le "Storie d'Amore in Castello", nel mese di San Valentino, possono diventare uno spunto interessante per cercare luoghi romantici, motivare e mettere in agenda tutto l'anno una visita alla scoperta del circuito Castelli del Ducato di Parma, Piacenza, Guastalla e Pontremoli, con itinerari anche verso Cremona e la Lombardia. Ogni visitatore, ogni turista che entra in un luogo d'arte fa un viaggio nella bellezza e aiuta a tenere vive e aperte rocche, torri, fortezze, manieri. Castelli del Ducato è la rete turistica-culturale interregionale di 35 Castelli, 16 Alloggi tra Antiche Mura dove pernottare, oltre 50 luoghi d'arte (ville, dimore storiche, musei, chiese ed abbazie, un labirinto, una academy, borghi storici, palazzi) a corollario dei manieri, una decina di ristoranti, locande e bistrot dove mangiare nelle roccaforti tra Emilia-Romagna, Lunigiana in Toscana e cremonese in Lombardia. Potrete scoprire allora nel borgo di Compiano (PR) l'epopea intensa di due innamorati che hanno lottato contro le convenzioni sociali a inizio Novecento, legati da un mazzolino di violette; i matrimoni del Marchese Manfredo Pallavicino e Chiara dei Conti di Lomello, del Marchese Ludovico Pallavicino e Antonia Secco di Caravaggio, del Marchese René Pallavicino con la baronessa Margarethe Ritter von Zahony, tre belle storie d'amore in uno dei castelli più romantici del circuito, il Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino (PR), luogo magico dove sposarsi; il destino di Barbara Torelli, figlia del proprietario del Castello di Montechiarugolo (PR), la cui raffinata cultura, il carisma e la bellezza la resero oggetto di studio dei più importanti letterati italiani, tra cui Giosuè Carducci. All'interno della Quadreria Maldotti a Palazzo Ducale a Guastalla (RE) - luogo d'arte che ospita 150 opere provenienti dalla storica Biblioteca Maldotti, entrato a fare parte nel 2021 del circuito Castelli del Ducato - si trova un quadro, datato al 1652 e attribuito al pittore reggiano Luca Ferrari, che rappresenta una vicenda narrata da Plinio il Giovane, spesso oggetto di molte trasposizione nell'arte figurativa di età moderna, la storia d'amore coniugale di Arria e Peto. Altri luoghi romantici custodi di belle storie d'amore sono; il lago romantico e la pagoda a tempio che si specchia sull'acqua incanta i turisti e strega macchine fotografiche e smartphone dei visitatori: è il parco di Villa Medici del Vascello (CR), a San Giovanni in Croce, in provincia di Cremona; in primavera dall'alto del Castello di Bianello (RE) si ammira un paesaggio stupendo e nei giorni di cielo sereno si possono scorgere addirittura le Alpi mentre all'interno merita la vista l'affresco nella Sala degli Sposi. Al Castello di Sarzano (RE) con la bella stagione potrete salire sull'alta torre, godere di una vista spettacolare, mangiare nel romantico ristorantino ai piedi del maniero.
Le visite – tutte con prenotazione obbligatoria - si svolgono nel rispetto dei nuovi Dpcm. Restano in vigore le norme di contenimento del contagio: mascherina obbligatoria e distanziamento interpersonale di almeno 1 metro. info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Ecco le storie d'amore raccontate dai castellani, pubblici e privati.

Castello di Compiano (PR) - UN MAZZOLINO DI VIOLETTE PER DIRE TI AMO PER SEMPRE. Una lunga storia d'amore nel borgo di Compiano a inizio Novecento. L'epopea di due innamorati che hanno lottato contro le convenzioni sociali.
Dopo una visita al borgo di Compiano, ai carruggi del centro storico e al Castello di Compiano, c'è un luogo insolito che custodisce una storia molto romantica che risale agli anni Venti del Novecento. Una misteriosa lapide su cui un uomo molto innamorato ha pianto, ha pregato, non ha mai smesso di amare. Una lapide che racconta una storia d'amore che gli anziani del paese ancora tramandano con rispetto verso la memoria e tutelando l'anagrafe di chi non c'è più. La storia è vera: omettiamo nomi e riferimenti dettagliati, perchè così ci è stato chiesto.
In questo San Valentino 2021, vi doniamo l'epopea di due innamorati che hanno lottato – come potevano – contro le convenzioni sociali, l'etichetta, la distanza, la malattia. Due persone unite da un profondo amore che hanno cercato di ricongiungersi ogni volta che hanno potuto. Credendo, comunque, nel loro per sempre. Insieme per sempre.
C'è una salma tumulata nel cimitero di Compiano dove, per diversi anni, davanti alla lapide ogni mese qualcuno depose un mazzolino di violette. Chi portava quei fiori e per quale motivo?
"La storia inizia quando il figlio di un compositore italiano conobbe, probabilmente a Parigi, una giovane e bella ragazza originaria proprio di Compiano e se ne innamorò perdutamente senza mai poterla sposare a causa della ferma opposizione della famiglia".
"Come accadeva spesso a quei tempi, l’amata si ammalò del “mal sottile”, la tisi o tubercolosi e tornò in Italia nel paese di origine della famiglia: Compiano, sull'Appennino Parmense".
Lo spiegano Sara Tambini, oggi assessora del Comune di Compiano, ma già guida turistica nel Castello per diversi anni, e la professoressa Grazia Rulli, assessora in Comune, grande appassionata di storia del territorio che ha raccolto la vicenda.
“Qui a Compiano, si narra, la fanciulla riceveva periodicamente le visite del suo amato che si presentava sempre con un mazzo di violette, i suoi fiori preferiti, destando però grande scandalo per la morale del tempo: si racconta infatti che ogni volta che i due innamorati uscivano a passeggio nel Borgo il prete usciva di corsa dalla canonica per portare via i bambini affinché non vedessero la coppia che, al tempo, destava scandalo nella propria libertà sentimentale”.
“Le condizioni della giovane amante però peggiorarono sempre più e in un tentativo disperato di salvarla, l'uomo che l'amava la portò a Davos, in Svizzera, dove purtroppo poi morirà” concludono Rulli e Tambini.
La sua salma è tumulata nel cimitero di Compiano dove, per diversi anni, davanti alla sua lapide ogni mese “qualcuno” continuò a deporre un mazzolino di violette.
Per prenotare una visita al Castello di Compiano: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino (PR) - TRE BELLE STORIE D'AMORE DA SCOPRIRE NEL MILLENARIO E ROMANTICO CASTELLO DI SCIPIONE
I matrimoni del Marchese Manfredo Pallavicino e Chiara dei Conti di Lomello, del Marchese Ludovico Pallavicino e Antonia Secco di Caravaggio, del Marchese René Pallavicino con la baronessa Margarethe Ritter von Zahony.
E' uno dei castelli più romantici del circuito Castelli del Ducato, da cui si ammira una magica vista sulle bellissime colline del territorio, e custodisce numerose storie d’amore profonde e antichissime: è il millenario Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino da cui condividiamo tre memorie di 3 matrimoni felici legati al maniero, protetto dall'Aquila Imperiale Bicipite, nella rubrica "Storie d'amore in Castello".
Si inizia, scorrendo all'indietro le pagine del tempo, dalla prima vicenda documentata: risale al 1200, quando nel Castello abitava il Marchese Manfredo Pallavicino, fratello di Uberto il Grande, sposato con Chiara dei Conti di Lomello. Fu un matrimonio suggellato dalla nascita di sette figli e viene così descritto nella Cronica duecentesca di Fra Salimbene De Adam: "messer Manfredo abitava il Castello di Scipione e aveva quattro figli e tre figlie, bellissime dame, nobildonne maritate in diverse parti del mondo. La moglie sua e madre loro era Donna Chiara dei Conti di Lomello, bella donna, saggia assai e gioviale.... messer Manfredo fu uomo di pace e quasi religioso; e amava i religiosi e i loro istituti, specialmente i frati minori. E dava a tutti gli istituti in sale senza misura e in abbondanza. Aveva infatti nella zona di castel scipione molti pozzi di sale per i quali diventò ricco e molto potente”.
Due secoli più tardi, la magia di un matrimonio felice si rinnova: nel 1400 spicca il matrimonio tra il Marchese Ludovico Pallavicino (1431-1481) e Antonia Secco di Caravaggio figlia del Conte di Calciana. Un matrimonio raccontato dai preziosi ritratti degli sposi ritrovati su un soffitto a tavolette del Quattrocento, nell’ala Nord del Castello di Scipione. Il volto della sposa è ritratto sullo sfondo di un delicato hortus conclusus che richiama l’iconografia nuziale. Ebbero un solo figlio, Emanuele, che sposerà Luigia Lupi di Soragna.
Nella storia più recente, commuove e incanta la storia del matrimonio nel 1920 tra il Marchese René Pallavicino e la baronessa Margarethe Ritter von Zahony. Fu una vera storia d’amore che per il Marchese René Pallavicino nacque dopo anni di guerra e prigionia. Fu proprio tornando dalla prigionia che conobbe in Austria la sua futura sposa. Dal loro felice matrimonio nacquero tre figlie, la prima delle tre sorelle era Maria Luisa Pallavicino, mamma dell’attuale proprietario del Castello di Scipione.
Vi invitiamo a visitare il magnifico Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, in provincia di Parma, nel Comune di Salsomaggiore Terme, appena sarà possibile nel rispetto di tutti i DPCM. E' un luogo magico per chi desidera sposarsi!
E' inoltre possibile dormire in Castello: il Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino offre all'interno delle sue mura, nella torre quadrata trecentesca e nell'ala dell'antico ingresso del Castello, eleganti suites di charme per un soggiorno in un'atmosfera romantica e ricca di storia, nella magia di un piccolo e suggestivo borgo medievale. Le suites, luminose, hanno ampie finestre che regalano viste panoramiche incantevoli sulle colline circostanti, il borgo e la pianura. Nelle suites del Castello gli interni sono arredati con cura, stoffe ricercate e mobili d'epoca. Sono dotate di accoglienti salottini e angolo cottura, bagni spaziosi e confortevoli e comodi letti a baldacchino.
Per chi desidera visitare il maniero, o sposarsi al Castello di Scipione dei Marchesi Pallavicino, prenotare un sopralluogo e una visita guidata: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Castello di Montechiarugolo (PR) - STORIE D'AMORE IN CASTELLO: IL DESTINO DI BARBARA TORELLI FIGLIA DEL CONTE DI MONTECHIARUGOLO
La sua raffinata cultura, il carisma e la bellezza l’hanno resa oggetto di studio dei più importanti letterati italiani, tra cui Giosuè Carducci.
Sul muro del loggiato del castello di Montechiarugolo, a strapiombo sul greto dell’Enza, campeggia un graffito risalente al XV secolo: “Nota che adì 10 ottobre 1491 la magnifica madonna Barbara mogliera di Messer Hercule Bentivoglio se partì da qui per andare a marito a Pisa”.
Questa nota, incisa da mano ignota sulla decorazione affrescata con il biscione visconteo, segna l’inizio della travagliata storia di Barbara Torelli, figlia di Marsilio, conte di Montechiarugolo: il matrimonio con il Bentivoglio, membro dell’illustre casata, cessa tristemente nel 1503, quando viene ingiustamente ripudiata dal marito. Seguono quindi anni burrascosi, durante i quali la donna si sposta per l’Emilia, per approdare infine a Ferrara; presso la corte degli Estensi, Barbara conosce Ettore Strozzi, “il più gentile, il più magnifico, il più amabile cavaliere di Ferrara”, letterato amico dell’Ariosto e del Bembo, e se ne innamora, ricambiata. Al tredicesimo giorno di matrimonio l’idillio ha termine: lo Strozzi è ritrovato morto in una chiesa, brutalmente accoltellato e sfigurato; i mandanti rimangono ad oggi ignoti, ma nel corso dei secoli gli storici hanno indicato anche Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara e figlia di papa Alessandro VI.
Barbara Torelli, distrutta dal dolore, inizia un nuovo peregrinare di città in città, fino al 1534, quando muore in povertà nel Bolognese. La sua raffinata cultura, il carisma e la bellezza l’hanno resa oggetto di studio dei più importanti letterati italiani, tra cui Giosuè Carducci.
A lei è stato attribuito un sonetto, considerato poi falso storico del poeta Baruffaldi, ma capace di trasmettere tutta la disperazione di Barbara per l’amore perduto. Per chi desidera visitare il maniero, o sposarsi al Castello di Montechiarugolo, prenotare un sopralluogo e una visita guidata: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Palazzo Ducale di Guastalla (RE) - AMORE CONIUGALE: LA STORIA DI ARRIA ALLA QUADRERIA MALDOTTI DI PALAZZO DUCALE GUASTALLA.
Per chi desidera sposarsi a Palazzo Ducale a Guastalla con rito civile è disponibile la Sala del Camino.
All'interno della Quadreria Maldotti di Palazzo Ducale a Guastalla - luogo d'arte che ospita 150 opere provenienti dalla storica Biblioteca Maldotti, entrato a fare parte nel 2021 del circuito Castelli del Ducato - si trova un quadro, datato al 1652 e attribuito al pittore reggiano Luca Ferrari, che rappresenta una vicenda narrata da Plinio il Giovane, spesso oggetto di molte trasposizione nell'arte figurativa di età moderna.
La tela appartiene al genere dei dipinti "da stanza”, destinati a decorare ambienti di dimore private e quindi di dimensioni relativamente contenute, e narra l'amore tra i due coniugi: Arria, matrona romana dal carattere fortissimo, devoto e fedele ed il marito, il console Cecina Peto, entrambi al centro di una serie di episodi narrati nelle Lettere di Plinio il Giovane.
Affinchè la verità non distrugga. "Plinio racconta che sia il marito che il figlio di Arria furono colpiti da un grave morbo e che un giorno disgraziatamente il figlio morì. Temendo che la morte del giovane potesse togliere a Peto la voglia di guarire, Arria decise di nascondergli la notizia. Così organizzò ed eseguì da sola il funerale, dicendo nel frattempo al marito che il loro figlio stava migliorando, ma che non poteva ancora alzarsi dal letto - spiegano Irene Aliatis, Elena Valli e Mauro Zecchi dell'Ufficio Cultura del Comune di Guastalla - Ogniqualvolta il dolore per la perdita del figlio traspariva sul suo volto, Arria lasciava la stanza del marito e ritornava solo quando il suo animo si era quietato. Peto d'altronde le chiedeva continuamente notizie del figlio, a cui ella rispondeva: “Ha dormito e mangiato bene”. Così il console Cecina guarì, ma le traversie della coppia non terminarono con questo tragico avvenimento".
Paete, non dolet: "Nel 42 d.C. l'ex console decise di unirsi a Scriboniano, governatore della Dalmazia, che tentò di spodestare l'imperatore Claudio, usurpandone il trono. La rivolta fallì e la congiura venne repressa con violenza. Molte mogli vennero giustiziate insieme ai mariti, ma Arria venne risparmiata in quanto amica di Messalina, consorte dell’imperatore Claudio. Cecina fu condotto prigioniero via nave dalla Dalmazia a Roma per essere giudicato. Arria scongiurò il capitano della nave di portarla via col marito. “Bisogna pure - lei disse - che ad un ex console voi diate degli schiavi per servirlo a tavola, per vestirlo e calzarlo, e questo posso farlo io”. Ma i soldati furono irremovibili, così Arria prese una barca da pesca e seguì la nave fino a Roma. Qui venne a sapere che Cecina era stato condannato a morte, pur lasciandogli l'onore del suicidio in quanto ex console romano. Allora Arria attaccò, di fronte a tutti, la moglie del capo dei ribelli Scriboniano per aver fornito prove al processo, gridando: «Come posso dare ascolto a te, tra le cui braccia hanno ucciso Scriboniano, mentre tu sei ancora viva? », rivelando così l'intenzione di suicidarsi insieme al marito. Da tale intenzione i familiari tentarono di dissuaderla. Il genero Trasea Peto le chiese se avrebbe mai voluto che sua figlia, Arria minore, compisse lo stesso gesto; ma Arria rispose di sì, se ella fosse vissuta tanto a lungo e felicemente quanto lei aveva fatto con Cecina. Infatti Arria trascorse i suoi ultimi istanti nel carcere dove era rinchiuso Peto e, vedendo che il marito continuamente esitava nel compiere il tragico gesto, si trafisse il petto con il pugnale, che subito dopo gli porse pronunciando le parole: " Paete, non dolet ", "Peto, non fa male", per indurlo a suicidarsi con lei. Si tratta dunque di un amore tragico, carico di senso dell'onore e di fortezza da parte di Arria. Gli antichi definiscono le ultime parole della nobile matrona come "immortali e quasi divine".
La vicenda narrata da Plinio il Giovane sarà oggetto di molte trasposizione nell'arte figurativa di età moderna ed è a questo filone che si rifà il quadro del 1652, attribuito al reggiano Luca Ferrari, esposto all'interno della Quadreria Maldotti di Palazzo Ducale. Si tratta di una tela appartenente al genere dei dipinti "da stanza”, destinati a decorare ambienti di dimore private e quindi di dimensioni relativamente contenute.
Oggi Palazzo Ducale è polo museale ed espositivo che racconta contenuti tradizionali e contemporanei grazie alla multimedialità: merita la visita per l'atmosfera rinascimentale che si respira dal Cortile d’Onore allo Scalone fino al Piano Nobile; dalla Sala del Camino alla Sala della Musica fino agli antichi Appartamenti dei Pomi Granati, di Teodora, di Eleonora, dei Nani - dove ogni nome delle sale evoca un mondo - e alla Sala Dorata.
Per chi desidera sposarsi a Palazzo Ducale a Guastalla con rito civile è disponibile la Sala del Camino. Per prenotare una visita: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Castello di Montechiarugolo(PR) - STORIE D'AMORE IN CASTELLO: IL MATRIMONIO TRA TEODOSIO MARCHI E MARGHERITA. A inizio Novecento: nozze felici e ospiti illustri.
Storie d'Amore in Castello. Matrimoni d'epoca che fanno ancora sognare in una Italia percorsa, al tempo, da vivaci fermenti culturali alimentati da una parte dalle proposte del Futurismo di Marinetti, dall'altra dal diffondersi del movimento europeo del Liberty e dalla nascita di riviste letterarie quali "La Critica" di Benedetto Croce, "La voce" di Prezzolini e "Lacerba" di Soffici e Papini. Nel mezzo la vita scorreva, tra nuovi nati e lutti, e con la nascita di storie d'amore. Così era anche in provincia di Parma, al Castello di Montechiarugolo, dove a inizio Novecento si festeggiavano le nozze tra Margherita e Teodosio Marchi, insigne giurista, membro della famiglia proprietaria della roccaforte, rettore dell’Università di Parma e firmatario del manifesto degli intellettuali antifascisti promosso da Benedetto Croce.
Ci racconta questa storia una fotografia che "narra di una grande famiglia, i Marchi, in occasione di un matrimonio. Si vedono dame con larghi cappelli con nastri e piume, vestite in abiti eleganti secondo la moda dell'epoca, uomini in giacca, marsina e doppiopetto - come spiega la professoressa Bianca Marchi, proprietaria insieme alla famiglia del maniero - Il gruppo di famiglia si riunì in occasione delle nozze di Margherita con Teodosio Marchi. La foto è stata scattata a inizio Novecento nel cortile del castello di Montechiarugolo, di cui si riconoscono le grandi finestre progettate da Girolamo Magnani, scenografo prediletto di Giuseppe Verdi e decoratore del Teatro Regio di Parma, del Teatro Magnani di Fidenza e della Sala delle Feste al Quirinale a Roma, e le state dello scultore settecentesco Boudard. Tra gli ospiti in foto spicca Gaspare Bolla, cugino degli sposi, campione di equitazione ed asso dell’aviazione italiana, cui è intitolato l’Aeroclub di Parma".
Per chi desidera visitare il maniero, o sposarsi al Castello di Montechiarugolo, prenotare un sopralluogo e una visita guidata: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Luoghi romantici
Continua il viaggio in alcuni luoghi romantici del circuito Castelli del Ducato di Parma, Piacenza, Guastalla e Pontremoli con itinerari verso Reggio Emilia.

Villa Medici del Vascello (CR) - STORIE D'AMORE IN CASTELLO: IL GIRO IN BARCA NEL LAGO DI VILLA MEDICI DEL VASCELLO. Il parco degli innamorati: incanta i turisti e strega macchine fotografiche e smartphone dei visitatori
Con il lago romantico e la pagoda a tempio che si specchia sull'acqua incanta i turisti e strega macchine fotografiche e smartphone dei visitatori: è il parco di Villa Medici del Vascello, a San Giovanni in Croce, in provincia di Cremona nel circuito Castelli del Ducato di Parma, Piacenza, Guastalla e Pontremoli. Ci regalano questa atmosfera come sospesa nel tempo e una suggestione unica le fotografie di Giovanni Garani durante un evento in costume d'epoca, una rievocazione storica che si è svolta prima della pandemia nella storica dimora della Lombardia.
Passeggiare nei sentieri del parco e camminare attorno al laghetto panoramico permette ai visitatori di rivivere il tempo che fu dei Marchesi Soresina-Vidoni, famiglia nobiliare cremonese proprietaria del castello dagli anni Venti del XVII secolo fino alla metà del XX secolo. Il periodo di massimo splendore giunse proprio nel XIX secolo, quando i Marchesi fecero realizzare l’ampio parco all’inglese in gusto romantico impreziosito da un laghetto panoramico e vari edifici espressione del gusto dell'epoca, incastonati tra la vegetazione.
Per chi desidera visitare Villa Medici o sposarsi, prenotare un sopralluogo e una visita guidata: info@castellidelducato.it - www.castellidelducato.it

Castello di Bianello (RE)
DIRSI TI AMO AL CASTELLO DI BIANELLO NELLA SALA DEGLI SPOSI
Dall'alto del maniero si ammira un paesaggio stupendo: nei giorni di cielo sereno si possono scorgere addirittura le Alpi!
C'è un luogo speciale da mettere in agenda per un appuntamento romantico da marzo a ottobre, per una gita fuori porta insieme alla vostra anima gemella, per un viaggio di coppia tra i Castelli del Ducato in Emilia Romagna: è il Castello di Bianello a Quattro Castella in provincia di Reggio Emilia che conserva all'interno l'affresco della Sala degli Sposi. Se dall'alto del maniero si ammira un paesaggio stupendo e nei giorni di cielo sereno si possono scorgere addirittura le Alpi, oltre ai quattro colli che formano una corona orografica - Monte Vetro, Bianello, Monte Lucio e Monte Zane - all'interno vi emozionerà la storia della Contessa Matilde di Canossa che proprio in questa roccaforte ospitò gli imperatori Enrico IV ed Enrico V. Matilde risiedeva quasi abitualmente a Bianello: qui ospitò Enrico IV penitente, prima dell'incontro del 1077; qui soggiornarono papi e principi; nel 1111 Matilde ricevette Enrico V, reduce dall'incoronazione a Roma, e fu da lui proclamata vicaria imperiale in Italia. Erano i prodromi della pace, di dieci anni dopo, al Concordato di Worms. Dopo la morte di Matilde, il castello rimase ai Canossa. Il percorso di visita dura circa 50 minuti e potrete ammirare: le cucine al piano seminterrato, la prigione, le stanze della villa novecentesca, la stanza del dipinto di Matilde al piano terra e al piano nobile, raggiungibile con l'ampio scalone barocco, l'appartamento con dipinti seicenteschi, la cappella ed i saloni, oltre alla Sala degli Sposi. Tutti i locali sono arredati. Nei due piani della torre medievale è possibile visitare l'acetaia. La torre venne utilizzata in origine dalle guarnigioni militari per la difesa del castello, il controllo del territorio e le comunicazioni. Nei secoli poi i locali sono stati utilizzati come magazzini e forse anche come prigioni. Si raggiungono con una suggestiva scala a chiocciola nascosta nello spessore del muro.
Quando il Castello di Bianello è aperto al pubblico - con prenotazione obbligatoria all'indirizzo email info@castellidelducato.it - visitandolo vivrete una esperienza che vi riempirà di emozione.
www.castellidelducato.it

Castello di Sarzano (RE)
DIRSI TI AMO SOTTO ALLA ROMANTICA TORRE DEL CASTELLO DI SARZANO
Salire sull'alta torre, godere di una vista spettacolare, mangiare nel romantico ristorantino ai piedi del Castello.
Se cercate un luogo romantico dove darvi un dolce appuntamento, un ristorantino isolato e tranquillo in un punto panoramico per la primavera e l'estate, lo trovate ai piedi del Castello di Sarzano a Casina di Reggio Emilia: da qui potete salire al maniero e ammirare abbracciati dalla sommità della roccaforte la meraviglia delle vallate che si aprono attorno. Quando il Castello di Sarzano è aperto al pubblico - con prenotazione obbligatoria all'indirizzo email info@castellidelducato.it - potete anche salire sull'alta torre e godere di una vista spettacolare ed esclusiva che vi riempirà di emozione. Riconoscere a Oriente la vetta acuta e lontana del Monte Cimone e il profilo del Monte Cusna nel Parco Nazionale. Verso sud, davanti al fondale del crinale, si notano la Pietra di Bismantova e, più a destra, il cono del Ventasso.
Il Castello di Sarzano sull'Appennino reggiano, a monte della valle del Crostolo a più di 700 metri d'altezza, è fortificazione sorta in quel naturale paesaggio dove si fa il Parmigiano Reggiano di Montagna, nella Riserva Mab dell’Appennino Tosco-Emiliano. Quando il Castello di Sarzano è aperto al pubblico - con prenotazione obbligatoria all'indirizzo email info@castellidelducato.it - visitandolo vivrete una esperienza che vi riempirà di emozione. www.castellidelducato.it


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01/02/2021

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firma autore articolo

Paolo Ruini
paoloruini@canaledisecchia.it